L'accessibilità digitale ha completato una trasformazione radicale: da best practice opzionale a obbligo legale ineludibile.
Se la vostra organizzazione culturale riceve qualsiasi forma di contributo pubblico e utilizza servizi digitali - dalla vendita biglietti online ai tour virtuali - siete già soggetti agli obblighi di accessibilità. Questo vale anche se utilizzate piattaforme terze come Vivaticket o altri sistemi esterni.
Per musei, teatri, fondazioni culturali e organizzatori di eventi, questo cambiamento rappresenta una sfida che va ben oltre la mera conformità tecnica, trasformandosi in un'opportunità strategica per ampliare il proprio pubblico e rafforzare la propria missione inclusiva.
Il nuovo scenario: obblighi già in vigore
Dal 28 giugno 2025, il panorama dell'accessibilità digitale in Italia è definitivamente cambiato. Da quella data sono infatti entrate in vigore le disposizioni del Decreto Legislativo 27 maggio 2022, n. 82, che recepisce l'European Accessibility Act (EAA). Questa normativa ha esteso l'obbligo di conformità a numerosi operatori economici privati, inclusi molti attori del mondo dell'arte e dello spettacolo che ora devono verificare urgentemente il proprio stato di conformità.
Il nuovo decreto si affianca alla già esistente Legge Stanca (Legge 9 gennaio 2004, n. 4), creando un quadro normativo stratificato che può generare obblighi cumulativi per le organizzazioni culturali. Mentre la Legge Stanca si concentra sui soggetti che ricevono finanziamenti pubblici, l'EAA si basa sulla tipologia di servizi offerti al pubblico, indipendentemente dalla natura giuridica dell'organizzazione.
Quando il settore culturale incontra la normativa
Le attività digitali ormai standard per teatri, musei e fondazioni rientrano spesso nelle categorie di servizi esplicitamente regolamentate dal nuovo decreto. I servizi più rilevanti includono:
Servizi di media audiovisivi: streaming di spettacoli, concerti o performance, archivi digitali di eventi passati, tour virtuali con audioguide integrate, podcast culturali e documentari.
Commercio elettronico: vendita online di biglietti per spettacoli e mostre, sottoscrizioni di tessere associative, bookshop digitali per merchandise e pubblicazioni.
Contenuti digitali: e-book, cataloghi di mostre in formato PDF, pubblicazioni accademiche, materiali didattici e brochure informative distribuite digitalmente.
Questa ampia copertura significa che gran parte delle organizzazioni culturali che hanno sviluppato una presenza digitale significativa si troveranno automaticamente soggette ai nuovi obblighi.
Il doppio vincolo del finanziamento pubblico
L'interpretazione giuridica della Legge Stanca è più ampia di quanto spesso si pensi. L'articolo 3, comma 1, stabilisce chiaramente che la normativa si applica a "tutti i soggetti che usufruiscono di contributi pubblici o agevolazioni per l'erogazione dei propri servizi tramite sistemi informativi o internet".
Questo significa che se la vostra organizzazione riceve qualsiasi forma di contributo pubblico - che sia ministeriale, regionale, comunale o europeo - e utilizza servizi digitali per informare il pubblico o facilitare la vendita di servizi(biglietti, abbonamenti, merchandise), siete automaticamente soggetti agli obblighi di accessibilità. Non importa se il sistema di vendita è gestito direttamente o tramite piattaforme terze come Vivaticket, TicketOne o altri fornitori esterni.
L'obiettivo della norma è "favorire e semplificare l'accesso degli utenti e, in particolare, delle persone con disabilità". Il legislatore ha voluto premiare con contributi pubblici solo i soggetti che tendono al raggiungimento di questo obiettivo comune, sanzionando chi non lo fa.
Il rischio più grave in questo scenario è la revoca del finanziamento. Durante i controlli, se l'ente erogatore verifica che il sito web realizzato con fondi pubblici non rispetta i requisiti di accessibilità, può richiedere la restituzione totale o parziale del contributo erogato. Con gli obblighi ora pienamente operativi, questi controlli potrebbero intensificarsi.
Oltre la conformità: l'accessibilità come asset strategico
Considerare l'adeguamento normativo solo come un costo sarebbe un errore strategico. Un sito web o un'applicazione accessibile abbatte le barriere per circa il 20% della popolazione europea che presenta una qualche forma di disabilità, ampliando significativamente il pubblico potenziale.
Per le istituzioni culturali, l'accessibilità digitale rappresenta inoltre un naturale allineamento con la propria missione inclusiva: rendere la cultura veramente accessibile a tutti non può prescindere dal rendere accessibili anche gli strumenti digitali che ne facilitano la fruizione. È un completamento coerente della vocazione sociale che caratterizza musei, teatri e fondazioni.
Le pratiche tecniche richieste per l'accessibilità si sovrappongono inoltre alle best practice per l'ottimizzazione SEO: struttura semantica chiara, testi alternativi per le immagini, contenuti ben organizzati e navigazione logica migliorano la visibilità sui motori di ricerca. Un'interfaccia digitale inclusiva migliora l'esperienza utente per tutti, non solo per le persone con disabilità, rafforzando la reputazione dell'organizzazione come entità moderna, etica e attenta alle esigenze dell'intera comunità.
Standard tecnici: le WCAG 2.1 Livello AA
Il riferimento tecnico per l'accessibilità in Italia sono le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) 2.1, con livello di conformità AA come standard minimo. Le WCAG si basano su quattro principi fondamentali:
Percepibile: Le informazioni devono essere presentabili in modi percepibili dagli utenti. Per un sito culturale significa fornire testi alternativi per le immagini di opere d'arte, trascrizioni per interviste audio e sottotitoli per i video.
Utilizzabile: I componenti dell'interfaccia devono essere utilizzabili da tutti. Tutte le funzionalità, dalla selezione di date nel calendario eventi alla compilazione di moduli di acquisto, devono essere completabili usando solo la tastiera.
Comprensibile: Le informazioni devono essere comprensibili. Il linguaggio delle descrizioni curatoriali deve essere chiaro, la navigazione coerente e le funzionalità prevedibili.
Robusto: Il contenuto deve essere interpretabile da una vasta gamma di programmi utente, comprese le tecnologie assistive come gli screen reader.
Rischi e conseguenze della non conformità
Le conseguenze della non conformità operano su due livelli distinti e cumulativi:
Sanzioni amministrative: L'AgID può comminare sanzioni pecuniarie. La Legge Stanca prevede sanzioni fino al 5% del fatturato, mentre il D.Lgs. 82/2022 introduce multe da 5.000 a 40.000 euro.
Azioni legali individuali: Resta fermo il diritto del soggetto discriminato di agire ai sensi della Legge del 1° marzo 2006, n. 67 "Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni". Questo significa che oltre alle sanzioni amministrative, l'organizzazione può essere chiamata a rispondere direttamente in sede civile per danni da discriminazione.
Nullità dei contratti: Uno dei rischi più insidiosi riguarda la nullità dei contratti stipulati per la realizzazione di siti web non conformi. La nullità opera dall'origine del contratto, potenzialmente comportando l'obbligo di restituire i pagamenti già effettuati.
Danno reputazionale: Essere sanzionati per violazione di norme a tutela delle persone con disabilità può causare un grave danno all'immagine pubblica dell'istituzione culturale.
La Dichiarazione di Accessibilità: adempimento cruciale
Oltre alla conformità tecnica, la legge impone la redazione e pubblicazione della "Dichiarazione di Accessibilità", un documento pubblico con valore legale in cui l'organizzazione dichiara il proprio stato di conformità. La dichiarazione deve includere:
- Lo stato di conformità (conforme, parzialmente conforme, non conforme)
- Elenco dettagliato dei contenuti non accessibili e relative ragioni
- Meccanismo di feedback per segnalazioni degli utenti
La semplice assenza di questo documento costituisce un'infrazione sanzionabile.
Strategie operative per la conformità
Accessibility by Design: Abbandonare l'approccio reattivo basato su audit post-lancio per adottare un modello proattivo in cui l'accessibilità è requisito fondamentale fin dalla fase di ideazione.
Responsabilità definite: Nominare una figura o team con responsabilità esplicita di supervisionare la conformità, coordinare formazione e monitoraggio.
Contratti blindati: Inserire nei capitolati con fornitori l'obbligo di conformità alle WCAG 2.1 AA, trasferendo parte del rischio al fornitore.
Formazione trasversale: L'accessibilità non è solo compito dei tecnici. Formare tutto il personale coinvolto nella produzione digitale, dai curatori ai responsabili marketing.
Monitoraggio continuo: Implementare audit periodici e processi per gestire il feedback degli utenti attraverso il meccanismo di segnalazione obbligatorio.
Verificare subito la propria conformità
L'accessibilità digitale nel settore culturale non è più una questione di "se" o "quando", ma di verificare immediatamente il proprio stato di conformità. Con gli obblighi ora pienamente operativi dal 28 giugno scorso, le organizzazioni che non hanno ancora adeguato i propri servizi digitali si trovano in una situazione di non conformità che richiede azione immediata.
Le organizzazioni che sapranno trasformare questo adempimento in opportunità strategica, anziché subirlo come obbligo, si troveranno avvantaggiate in un mercato sempre più attento all'inclusione. Chi non ha ancora verificato la conformità dei propri servizi digitali dovrebbe farlo con urgenza, considerando che l'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) potrebbe intensificare i controlli ora che la normativa è pienamente operativa.
Le organizzazioni culturali che investono nell'accessibilità digitale non stanno solo rispettando la legge: stanno costruendo un futuro più inclusivo per la cultura italiana, ampliando il proprio pubblico e realizzando concretamente quella missione di apertura e inclusività che da sempre caratterizza le istituzioni culturali più illuminate.
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